sabato 29 maggio 2010

Amatriciana


bucatini all' Amatriciana

Gli spaghetti all'Amatriciana, sono uno dei simboli della tradizione culinaria Italiana.
La ricetta originale, nata ad Amatrice, una piccola cittadina Laziale al confine con l'Abruzzo, prevede rigorosamente gli spaghetti e non i bucatini tant'è che persino i cartelli Comunali all'ingresso della città indicano "Amatrice, Città degli Spaghetti".
Nel tempo la ricetta è stata acquisita dalla cucina romanesca che ne ha modificato uno degli ingredienti base, gli spaghetti con i bucatini. In passato la ricetta era un pasto povero dei pastori ed era in bianco, solamente spaghetti, guanciale e pecorino e null'altro.

Ingredienti e dosi per 4 persone:
Bucatini (o altra pasta) gr.400, pancetta tesa (o guanciale) gr.140 , 6 pomodori ( maturi ), pecorino romano, sale, pepe, 1 cipolla, olio d'oliva, 1/4 bicchiere di vino bianco.

Preparazione:
Tagliare a fettine fini mezza cipolla, tagliare a cubetti sia il guanciale che la pancetta, lavare i pomodori e asciugarli, quindi tagliarli a pezzi. Portare ad ebollizione la pentola per la cottura della pasta. In un tegame mettere un po' d'olio di oliva e far scaldare bene, aggiungere la cipolla e far imbiondire, quindi aggiungere il guanciale e la pancetta, lasciare appena scottare versare il vino bianco e far evaporare, aggiungere i pomodori, regolare di sale e aggiungere un pizzico di pepe, mescolare bene il tutto con un cucchiaio di legno che sara' lasciato dentro la pentola durante tutta la cottura, coprire con il coperchio. Il sugo deve cuocere a fuoco basso per circa 30 minuti. Scolare i bucatini e aggiungerli al sugo insieme al pecorino romano a scaglie o grattato.


Fonti:http://ricette.giallozafferano.it/Spaghetti-all-Amatriciana.html
http://www.infrigo.com/vedi_ricetta.asp?id_ric=458
Fonte immagine:http://www.themorningnews.org/images/guanciale-amatriciana.jpg

Specialità sarda


pane carasau

Pane carasau
L'isolamento geografico della Sardegna ha fatto sì che, nel corso dei secoli, le sue peculiarità gastronomiche si siano ma tenute intatte e genuine come un tempo. Ogni provincia ha le sue tradizioni uniche e le rispetta. Con la semola di grano duro si preparano il tradizionale pane carasau (noto anche come carta da musica), la fregola (pasta costituita da piccole palline confezionate a mano e tostate al forno) e i malloreddus (preparati con la semola migliore e con acqua tiepida leggermente salata, che nella migliore tradizione gastronomica sarda venivano aromatizzati con zafferano). Tra i piatti a base di carne è caratteristico il porchetto allo spiedo, arrostito e insaporito coi rami di mirto, il capretto e la pecora bollita. In Sardegna si produce molta salsiccia, considerata il salume simbolo dell'isola. Per quanto riguarda i formaggi, forte è la produzione di caprini ed ovini. L'ingrediente base dei dolci sono le mandorle.

Ingredienti: 500 gr di farina di semola, 250 ml di acqua, 7 gr di lievito di birra, 5 gr di sale
Preparazione: Sciogliere il lievito in poca acqua dei 250 ml e il sale nella restante acqua quindi aggiungere i liquidi alla farina e impastare fino ad ottenere un composto morbido, liscio e asciutto. Ricavare dalla pasta 3 pezzi e deporre sulla spianatoia (coprendoli con un panno) lasciando lievitare per 3-4 ore. Tirare con il matterello delle sfoglie sottili del diametro di circa 40 cm e spessore 2-3 mm. Dispore le sfoglie sulla teglia leggermente infarinata con semola di grano duro. Infornare in forno caldissimo per pochi minuti fino a che i pezzi non si gonfino a forma di pallone. Sfornare rapidamente e con l’ausilio di un coltello a lama seghettata staccare la parte superiore da quella inferiore così da ottenere due sfoglie da ogni pezzo infornato. Deporre i pezzi su teglie e infornare di nuovo in modo da essiccare i pezzi e renderli croccanti.

Fonti: http://www.ricettepercucinare.com/ricette_sardegna.htm
http://www.ricettemania.it/ricetta_pane_carasau_1608.html
Fonte immagine: http://www.almagourmet.com/store/images/pane-carasau%5B1%5D.jpg

martedì 25 maggio 2010

GAMBERI ROSSI DI SANREMO


gamberi rossi

A Sanremo la cucina si basa su prodotti sani e genuini come l'olio, la pasta e il basilico. A Sanremo vige la dieta mediterranea fatta di cibi sani e leggeri a base di olio di oliva, pasta, legumi, carne, pesce, frutta e verdura.La Liguria produce, tra l'altro, uno degli oli extra vergine di oliva migliori di Italia dalla profumazione delicata e dalla bassa acidità che lo rendono particolarmente digeribile.Le ricette tipiche sono: la pasta fatta in casa come le Trofie(pasta corta fresca) e i Ravioli conditi con il pesto (delizioso condimento a base di basilico, pinoli, formaggio e olio di oliva), le insalate e le verdure ripiene.

Gamberi rossi di Sanremo, dal gusto unico e dal brillante colore rosso, ed altri superbi prodotti di questa parte della Riviera Ligure: i pomodori, il basilico, le olive Taggiasche, e soprattutto l’olio della Riviera Ligure, profumato ma dal gusto molto delicato e leggero

ingredienti
20 gamberi rossi di Sanremo
50 g. bottarga di tonno
8 foglie di basilico
4 pomodori “cuore di bue” maturi ma sodi
2 cipolline novelle
1 manciata di olive Taggiasche in salamoia
mezzo peperone giallo
mezzo cetriolo
olio d’oliva extra vergine della Riviera Ligure q.b.
poche gocce di aceto Balsamico Tradizionale di Modena
pepe bianco macinato q.b.
sale q.b.
Preparazione
Sgusciate i gamberi eliminando il budellino nero, ma cercando di lasciare le teste attaccate.Pulite le verdure e lavatele; tagliate i pomodori a spicchi e le altre a striscioline. Disponete i pomodori in cerchio su quattro piattini individuali, e mettete al centro le altre verdure mescolate.Cuocete i gamberi di Sanremo al vapore per due minuti, e sistemateli sopra alle verdure. Ricoprite con fettine sottilissime di bottarga e le foglioline di basilico sminuzzate, e decorate con le olive.Condite con una salsina ottenuta mescolando olio d’oliva, poche gocce di aceto Balsamico, poco sale e del pepe bianco macinato al momento

Fonti:http://http//www.altissimoceto.it/2009/01/26/ristorante-valentine-san-giacomo-di-roburent-cn-chef-gian-michele-galliano, http://www.buttalapasta.it/articolo/ricette-sanremo-condijun-con-gamberi-rossi-e-bottarga-di-tonno/13937/

Fonte immagine:http://www.altissimoceto.net/Image/ValentineGen09/gamberi.JPG

sabato 22 maggio 2010

Pesto alla genovese











ingredienti per la preparazione del pesto pasta con il pesto

La cucina ligure è per tradizione una cucina vegetariana. In questa regione, dove le montagne spesso scendono a picco sul mare, non esistono larghe pianure che possano consentire allevamenti di bestiame. Quindi nella cucina popolare scarseggia l'uso delle carni suine e bovine e la dieta dei liguri è necessariamente 'di magro', ovverosia sostanzialmente priva di carni. In compenso la natura ha voluto essere generosa nell'elargire a questa piccola mezzaluna di terreno che unisce Francia, Piemonte e Toscana un vero e proprio patrimonio di erbe domestiche e selvatiche. Ricordiamo il rosmarino, la maggiorana, il timo, la salvia, la borragine ed un basilico dalle doti eccezionali, ingrediente base per una salsa verde che ha fatto il giro del mondo: il pesto. Le erbe, profumatissime, vengono utilizzate in una vasta serie di combinazioni, per dare un tocco di originalità ad ogni tipo di piatto. Per quanto riguarda le verdure sono di ottima qualità e vengono prodotte attraverso le tipiche coltivazioni a terrazza: ecco quindi che sulle tavole liguri abbondano piatti a base di spinaci, melanzane, pomodori, carciofi, asparagi, zucchine e pomodori. Nelle colline dell'entroterra non è difficile trovare grandi quantitativi di funghi di eccellente qualità, soprattutto porcini, che finiscono con l'essere un elemento di spicco di molte pietanze caratteristiche. Infine, nella gastronomia si riflette in maniera evidente la vocazione marittima di questo lembo di terra, che anche nella sua forma sembra quasi allargarsi in un abbraccio al mediterraneo occidentale. Il pescato del mar Ligure non è eccezionale per quantità, ma la cucina del posto ha saputo adattarsi ed ha concepito piatti di mare unici per gusto e presentazione, primo fra tutti il 'cappon magro' di pesce. Impossibile poi parlare di Genova senza menzionare il più tipico battuto della regione, il pesto alla genovese. Il pesto in Liguria si trova da ogni parte, nelle case, nei ristoranti d'élite, nelle osterie.La cucina genovese, ma tutta quella ligure in generale, è stata definita 'cucina del ritorno'. Questo perché molti piatti hanno tempi di preparazione e di attesa molto lunghi, essendo nati dalla fantasia delle donne dei marinai che attendevano i mariti al ritorno da viaggi lunghissimi. Alcune ricette però sono nate proprio sulle navi in rotta verso lidi lontani. Si dice ad esempio che i marinai liguri in navigazione avessero l'abitudine di tritare gli avanzi del pranzo in modo da ottenere il ripieno della pasta per il giorno successivo.
Pesto

RICETTA DEL PESTO alla Genovese

INGREDIENTI
40 foglioline piccole di basilico fresco, una cucchiaiata di pecorino sardo, 4 cucchiai di formaggio grana, una manciata di pinoli, olio extravergine d'oliva (ovviamente ligure..!), aglio, sale.
PREPARAZIONE del Pesto alla Genovese
Certo, la vera preparazione dovrebbe essere in mortaio, mettendoci le foglioline di basilico, i pinoli, l'aglio e il sale e schiacciando il tutto con il pestello fino ad ottenere un composto omogeneo. Poi si unisce il formaggio e, sempre rimestando (attenzione al movimento rotatorio del polso che permette di "pestare" bene le foglioline senza sfibrarle..) si versa poco alla volta l'olio a filo, avendo cura di far amalgamare bene il tutto.In mancanza di mortaio o di tempo, anche il frullatore può fare la sua parte. Attenzione solo apinoli tempi di frullatura. Non esagerate nel frullare poichè le lame scaldano il prodotto rischiando di "cuocere" il pesto.Lavare le foglie di basilico e asciugarle fra due tovagliolini senza premerle. Introdurle nel frullatore con i pinoli, un filo d'olio, aglio e sale. Frullare brevemente. Aggiungere i due formaggi e finire di frullare. Versare nella terrina e amalgamare la salsa ottenuta con il rimanente olio mescolando con un cucchiaio di legno. Qualche istante prima di condire la pasta se desiderate un pesto meno denso diluirlo con una cucchiaiata di acqua di cottura della pasta stessa.
Fonti:http://www.superdossier.com/dossierframeleft/gastronomia/cucinetipiche/ligu.html
http://www.liguriafoods.it/ricette-pagina2.htm#PESTO%20ALLA%20GENOVESE
Fonte immagini: http://graphics2.jsonline.com/graphics/entree/img/jun05/pesto_062905_big.jpg
http://fruttodellapassione.files.wordpress.com/2008/08/pesto-pasta-1.jpg

mercoledì 19 maggio 2010

Arancini siciliani

arancini siciliani


Fra le cucine regionali, quella siciliana è fra le più note per sapori intensi, colori brillanti, varietà di prodotti. La pasta con le sarde o col nero delle seppie, il pesce spada, la pasta reale, la cassata e i cannoli alla ricotta sono sinonimo di sicilianità in tutto il mondo.

Le variegate civiltà che hanno dominato l’Isola hanno lasciato traccia del loro passaggio persino nella tradizione culinaria. Numerose le dominazioni, dai greci, che hanno dato una nuova impronta all’uso dei cereali e dell’ulivo, ai romani; dai fenici agli arabi che hanno impreziosito le cucine con l’anice, la cannella, il sesamo, lo zafferano. E’ nella conca d’Oro che l’impronta della popolazione araba riecheggia oggi ancora molto forte con le panelle, il pane con la meusa, il cous-cous, la cuccia e la scursunera nel trapanese. Ai normanni si deve la cultura del “pisci stoccu e baccalà” ma anche delle aringhe affumicate. Questo popolo guerriero e potente si è trovato a dover cedere il passo agli spagnoli che hanno introdotto l’elemento base della cassata, il pan di spagna appunto. Nel frattempo la scoperta delle Americhe ha fornito alimenti preziosi per la caponata (pomodori, peperoni) ma anche il cacao, il peperoncino e le melanzane importate (per la riuscita della parmigiana e della pasta alla norma) probabilmente dall’India.
Nelle pietanze della Sicilia troviamo la semplicità dei prodotti della natura dei sicani e dei siculi, l’estro arabo, l’eco del fasto e della ricercatezza delle antiche corti borboniche, un connubio che chiunque desidera provare, una tentazione a cui è difficile rinunciare.
Gli arancini sono una delle specialita' della cucina tradizionale siciliana. Non sono una tradizione Filicudara, ora vi mostriamo come si preparano.


Ingredienti per 4 persone
Riso (per risotti, parboiled, quello che non scuoce...): 320 grammi
Manzo Tritato: 100gr
Pomodori pelati: 250gr
Caciocavallo grattugiato: 60 gr
Uova : 5
Zafferano in polvere: 1 o 2 bustine, a piacere.
Cipolla : 100gr
Vino Biaznco: quanto basta
Olio Extravergine di Oliva ( io uso quello che facciamo con i nostri olivi di Filicudi, 90 litri all'anno di olio superextra saporito di qualita' assoluta!): 3cucchiai
Olio per friggere: quanto basta
Sale e pepe: quanto basta.

Ed ora.. ladies and gentlemen... passiamo alla preparazione di queste delizie!

Soffriggete la cipolla nell'olio extravergine di oliva fino alla doratura, quindi aggiungete la carne trita e fatela insaporire; versate un po di vino bianco e fatelo evaporare.Aggiungere i pomodori, un pizzico di sale fino e pepe secondo il vostro gusto.Continuate la cottura a fuoco molto basso per circa 1 ora.Nel frattempo bollite il riso ( lavatelo prima, finche' l'acqua non diventi piu' bianca), scolatelo al dente e conditelo con il formaggio grattugiato, i rossi delle uova e lo zafferano.Appiattitelo su un piatto (!) e fatelo raffreddare un po'.Quindi con un cuchciaio grande mettete un po di riso in una mano conferendogli la forma di una cotola; nel cavo versate una cucchiaiata di condimento e ricoprite con altro riso.Appallottolate ben bene e passate gli arancini nell'albume d'uovo sbattuto e poi nel pangrattato.Lasciateli quindi a riposare per mezz'ora circa, dopo di che friggeteli in una padella dalle pareti molto alte ( o un una pentola) con abbondante olio.
Nota: per tradizione gli arancini sono a forma di "pera" se sono al sugo, rotondi se il condimento e' al burro ( burro, pepe, formaggio) e senza sugo; ovoidali se si tratta di arancini farciti con verdure o spinaci ( spesso mescolati anche nell'impasto del riso).
Nota n° 2: nel Palermitano vengono chiamati "arancine", al femminile. Nella sicilia orientale ed in specialmodo nel catanese si chiamano "arancini", al maschile.



Fonti :http://www.ricettesiciliane.com/la-cucina-siciliana/
http://http//www.filicudi.info/isolafilicudi/cucinaeoliana/13-primi/24-ricettaarancinisiciliani
Fonte immagine:http://doralbero.files.wordpress.com/2010/04/arancino1.jpg<

I baci di Dama


I baci di dama sono un classico della pasticceria piemontese: nati alla fine dell’800 a Tortona, da più di un secolo mantengono la stessa deliziosa ricetta.
Ingredienti:
125 gr. di Farina - 70 gr. di Cioccolato fondente - 125 gr. di Mandorle sgusciate - 70 gr. di Burro - 1 tuorlo d'Uovo
preparazione:
Tritate nel frullatore le mandorle e lo zucchero; unite la farina e mescolate bene. Aggiungete il tuorlo d’uovo e il burro ammorbidito fuori del frigorifero.
Lavorate bene l’impasto con le mani in modo da formare delle palline.
Disponetele un po’ distanziate su una teglia foderata con carta da forno.
Cuocete in forno già caldo a 180 gradi per circa 10 minuti.Fate raffreddare.Nel frattempo sciogliete il cioccolato a bagnomaria e utilizzatelo per saldare i biscottini due a due in modo da formare i caratteristici baci di dama.Fate raffreddare prima di servire.
Accorgimenti:
Non toccate i dolcetti fino a che non si sono completamente raffreddati: appena sfornati, infatti, sono molto morbidi e perderebbero la loro forma.
Per regolarvi sulla grandezza di ogni pallina potete usare una moneta da 5 centesimi.

Idee e varianti:
Potete preparare delle varianti di baci di dama con le nocciole o insaporire l’impasto con la scorza di arancia candita, tritata insieme al resto

Fonte: http://www.gustissimo.it/ricette/biscotti-dolcetti/baci-di-dama.htm
Fonte immagine: http://www.ricettedalmondo.it/images/fbfiles/images/baci_di_dama.jpg

sabato 15 maggio 2010

La trippa non è mai troppa!!!!


Storia della cucina toscana







Famosa in tutto il mondo, la cucina toscana è riuscita a far innamorare migliaia di persone: la sua semplicità e la genuinità dei suoi ingredienti, oltre a un gusto eccellente, favoriscono anche una corretta alimentazione, allontanandosi dagli eccessi e rimanendo nell'equilibrio degli alimenti, caratteristica propria della cosiddetta "dieta mediterranea". La genuinità dei suoi ingredienti deriva dal fatto che i contadini coltivavano le verdure ed allevavano il bestieme che veniva usato per realizzare le pietanze. Particolare rilevanza va data all'olio , sempre extravergine d'oliva e realizzato in frantoi dove le grandi macine di pietra erano un obbligo. Nelle campagne, ogni casa aveva una sua versione della ricetta, magari frutto di un giorno in cui un ingrediente abbondava rispetto agli altri, ma che nel tempo diventava un elemento caratterizzante della famiglia. (Immagine a sinistra rappresenta la trippa in fase di preparazione, l'immagine a destra rappresenta la trippa cotta).
“Dio fece il cibo e il diavolo i cuochi!” Secondo James Joyce, ciò spiegherebbe l’evoluzione gastronomica della trippa che, da alimento povero, oggi è diventata un piatto nobile, come è accaduto per molti saporiti piatti della tradizione popolare. In effetti la trippa, compresa nelle cosiddette frattaglie, o quinto quarto alimentare, è una delle parti meno pregiate dei bovini, in quanto si tratta dello stomaco di questi ruminanti, però è uno dei piatti più caratteristici della
Toscana. La ricetta base della trippa è unica, ma subisce numerose varianti mai raggiunte da altri alimenti, varianti da un luogo all’altro.
TRIPPA FIORENTINA
Ingredienti
per 6 persone
7 etti e mezzo di rumine bovino
2 etti di pomodori pelati
2 etti e mezzo di cipolle
un etto di sedano
un etto di carote
un chiodo di garofano
brodo di carne
60 gr. di parmigiano
mezzo etto di burro
olio extravergine di oliva, sale, pepe

Si tritano finemente le cipolle, il sedano, le carote, e li si fanno rosolare con l’olio in una casseruola, sarebbe meglio se di rame o di alluminio. Allorquando il soffritto sarà di un colore biondo intenso e dorato, si aggiungono i pelati, schiacciandoli con la forchetta nel tegame, si sala leggermente e si cuoce per qualche minuto. Si versa poi nel tegame la trippa, tagliata precedentemente a listarelle, la facciamo insaporire per qualche minuto, quindi la si copre con il brodo, unendo anche il chiodo di garofano. Si fa cuocere a fuoco lento, controllando ed eventualmente regolando il livello del liquido, che comunque dovrà ridursi, e dopo circa un’ora, si aggiungono il burro, il parmigiano grattugiato ed il pepe. Volendo, si può mettere la trippa nelle scodelle, ed aggiungere il parmigiano solamente sopra al piatto.
Fonti:http://www.gioiadellacasa.it/
http://www.macelleriapescetto.it/giude/articoli%20eurocarni/trippa.pdf
http://www.macelleriapescetto.it/giude/articoli%20eurocarni/trippa.pdf/ricette/trippa_fiorentina.htm
Fonti immagini:
http://
http://www.nabuccowine.com/blog/wp-content/uploads/2010/01/trippa-alla-fiorentina.jpg%20http://4.bp.blogspot.com/_kjaDP8QNaVQ/R1P9OU2NuTI/AAAAAAAAHYs/Z-7jPjZPnk8/s1600
http://www.nabuccowine.com/blog/wp-content/uploads/2010/01/trippa-alla-fiorentina.jpg%20http://4.bp.blogspot.com/_kjaDP8QNaVQ/R1P9OU2NuTI/AAAAAAAAHYs/Z-7jPjZPnk8/s1600

mercoledì 12 maggio 2010

Cà sta a' pizza

Cenni sulla cucina campana

La cucina campana è, come tutte le cucine regionali, vincolata ai prodotti e al clima del luogo e risente fortemente delle origini greche della popolazione. Vi sono tuttavia delle differenze tra le preparazioni culinarie delle singole province. Ad esempio, i legumi (noti in tutto il territorio), nella cucina dell'Avellinese sono serviti come primi piatti ma anche come contorno e come piatto unico, mentre nel Napoletano (zona più legata a tradizioni marinare) fanno parte di originali ricette come quella dei fagioli con le cozze. Simbolo di questa cucina è senza dubbio la pizza margherita, preparata con pomodoro, mozzarella e basilico, in onore del tricolore e della regina Margherita in visita a Napoli. Ferdinando IV di Napoli faceva cuocere le pizze nei forni di Capodimonte, gli stessi nei quali nascevano le famose ceramiche, per servirla durante i suoi banchetti. Molto diffuso è anche il consumo del calzone fritto, una variante napoletana del tipico calzone pugliese, con ripieno di ricotta, salame, sugo di pomodoro, pepe, mozzarella o provola, ciccioli (gli stessi usati per la polenta). Napoli, inoltre, rivaleggia con la Cina per l'invenzione degli spaghetti. In origine, la pasta veniva cotta lungo la strada, in grossi pentoloni sempre pieni d'acqua bollente e cosparsi con abbondante parmigiano, e poi consumata con le mani.















Pizza Margherita

Ingredienti

400 gr pomodori freschi (o pomodorini)
400 gr mozzarella
100 gr formaggio parmigiano reggiano
abbondante basilico
150 gr olio d'oliva
sale
pasta per pizze (v. ricetta)

Preparazione

Come non parlare della 'Regina' delle Pizze, la Margherita, in onore della regina Margherita di Savoia. Pare che nel suo periodo di soggiorno napoletano amava particolarmente questo piatto si racconta che per fare in modo che i colori di questa focaccia ricordassero il tricolore italiano, al rosso del pomodoro ed al bianco della mozzarella il pizzaiolo aggiungesse il verde del basilico. Si avrà l'attenzione di accendere il forno almeno venti minuti. Non appena sarà ben caldo ungete una teglia, larga e bassa, staccate con le mani un pezzo di pasta e cercate di stenderla il più possibile sul fondo della teglia. Mettetevi poi sopra la mozzarella tagliata a fettine, il pomodoro che avrete tagliato a pezzi e condite di sale e di basilico; spolverizzate di parmigiano ed irrorate tutto d'olio. Infornate e fate cuocere per una quindicina di minuti: quando sfornerete la pizza potrete aggiungere ancora altro basilico fresco, se Vi piace. Con la dose di 1000 g di pasta potrete fare 3-4 pizze. che potrete infornare due per volta.

fonte:dossier.net/ricette/piatti_tipici/campania/1777.htm
fonte immagine: buttalapasta.it/wp-galleryo/come-fare-la-pizza/pizza-margherita.jpg